Arriva una svolta interessante nel mondo degli animali, con una legge che evidenzia come questi non siano più da considerare degli oggetti come era fino a questo momento.
La morte di Bruno, il cane eroe che salvava le persone, ucciso da un boccone di chiodi, ha cambiato tutto e ha voluto specificare un nuovo modo di fare per evitare di ritrovarsi a vivere delle tragedie del genere.
La Legge Brambilla, voluta da Michela Vittoria Brambilla, ha inasprito le pene sul maltrattamento e l’uccisione degli animali portando le condanne a quattro anni e aprendo le porte del carcere a chi è autore di un gesto così vile.
In Italia si parla di 62 milioni di animali per una media di 8.8% cani, 10.2% gatti e 46% di altri tra uccelli, pesci, rettili e volatili. Una scelta che ha trovato molte persone concordi nell’esprimere grande disprezzo per chiunque si accanisce con gesti insulti nei confronti di poveri animali totalmente incolpevoli di fronte a queste situazioni.
Andiamo dunque a scoprire qualcosa in più in una situazione che non si può assolutamente accettare e che è molto dolorosa sia per chi possiede un animale ma anche chi semplicemente ha una coscienza e non accetta giustamente cose del genere.
La morte di Bruno ha creato un grande dolore, lasciato un vuoto e anche aperto un caso politico. Quanto accaduto allo splendido cane molecolare, che era recettore per naso e in grado di salvare persone disperse, è un motivo per accelerare delle leggi di cui si è parlato a lungo senza mai arrivare veramente al risultato.
Come riportato dal Corriere della Sera ha parlato Michela Vittoria Brambilla, sottolineando: “Individuare e punire i responsabili renderebbe giustizia anche a tutti gli animali vittime della violenza umana che fino a oggi non l’hanno avuta”.
Parole importanti sono arrivate anche in aggiunta: “L’aumento delle pene massime offre davvero ai magistrati lo strumento per condannare con il carcere gli autori dei reati più gravi, che prima se la cavavano sempre con pene alternative. Per ogni reato sono poi previste sanzioni economiche pesanti, fino a 60 mila euro nei casi come questo. Il potere deterrente è aumentato e di molto”.
Conclude: “Abbiamo dato ai giudici strumenti che prima non avevano. E stabilito principi che non potranno essere messi in discussione dagli alti e bassi della politica. Quello che abbiamo sancito è in linea con il sentire comune, le persone sono sempre più avanti del palazzo. Indietro non si torna. Sono sicura che i tanti Bruno d’Italia d’ora in poi avranno giustizia. E sarà un modo per onorare anche Aron, Angelo, Leone e tutti gli altri a cui avevo dedicato la legge in Parlamento”.
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