Se il proprio cane attacca una persona si possono avere conseguenze serie, ecco cosa prevede la legge e come evitare il peggio in casi simili.
La passione per gli animali unisce tante persone, per questo c’è chi non riesce a immaginare la sua vita senza avere un cane, che finisce poi per considerare come parte della sua famiglia. È quindi più che naturale condividere insieme più momenti possibile, oltre a ritenere che abbia un carattere facilmente gestibile, almeno con chi vede frequentemente, non sempre però si può escludere la possibilità che possa attaccare, anche in modo inaspettato, una persona.

Non è detto che la vittima sia sempre uno sconosciuto, a volte può esserci un attacco d’ira, per ragioni tutte da valutare da caso a caso, che possono portare a conseguenze gravi anche nei confronti di qualcuno che conosce bene l’amico a quattro zampe. Qualora questo dovesse avvenire, il proprietario può andare incontro a conseguenze da non sottovalutare, come indicato espressamente dalla nostra legge.
Cosa accade se un cane attacca una persona
È inevitabile sentirsi in colpa se il proprio cane arriva ad attaccare improvvisamente una persona, soprattutto se l’episodio avviene in modo inaspettato, senza alcuna avvisaglia. In casi simili il proprietario è responsabile, anche se le conseguenze possono variare a seconda dei casi, è bene quindi sapere a cosa si potrebbe andare incontro.
La legge a riguardo parla chiaro: il detentore dell’animale è sempre considerato responsabile delle sue azioni, a meno che l’evento non sia da ricondurre a un fatto esterno imprevedibile e inevitabile, il cosiddetto caso fortuito. Proprio per questo se si assiste all’incidente la prima cosa da fare è quella di cercare di tenere a bada il cane, ovviamente provando a non subire a propria volta danni fisici. Questo ha un’influenza sulla responsabilità che gli sarà addebitata a livello giuridico.

Si parla comunque di colpa anche se ci si trova a una distanza tale da non poter controllare il cane, come emerso recentemente dalla giurisprudenza. La scelta deliberata di non intervenire qualifica in termini di maggiore gravità la colpa richiesta per i reati di lesioni o omicidio colposo.
Non si deve comunque smettere di agire in maniera tempestiva anche quando l’aggressione è ormai conclusa. In questa fase si deve essere proattivi e non allonanarsi. “Qualora il proprietario del cane si allontani senza sincerarsi delle condizioni della vittima e senza attivare i soccorsi, la sua condotta può integrare un’ulteriore e autonoma fattispecie di reato: l’omissione di soccorso, prevista e punita dall’art. 593 del Codice” – si legge.
Non ci si può sentire del tutto tranquilli nemmeno se l’episodio può essere imputabile almeno in parte al comportamento della vittima, che potrebbe avere aizzato il cane. Anche in questo caso può essere contestata la responsabilità penale. “La responsabilità si fonda non su un comportamento del soggetto, ma sulla relazione con l’animale. Pertanto, è irrilevante che il proprietario dimostri di aver adottato tutte le cautele possibili (guinzaglio, museruola, etc.)” – sono le parole di Salvatore Cappai, civilista ed esperto di diritto sugli animali. Una trasgressione a questo principio può quindi portare a stabilire un risarcimento che può essere anche elevato.