Nuovo allarmi tsunami, questa volta interesserà l’oceano Pacifico. Ma chi penserà agli animali marini? Questa è la fine che faranno
Quando si prevedono eventi naturali catastrofici, il primo pensiero delle autorità è quello di dare l’allarme e invitare le persone residenti o di passaggio nell’area interessata ad abbandonare gli spazi e mettersi in salvo. Perché non si pensa mai ad aiutare anche gli animali che verranno sciaguratamente colpiti?

Non molti sanno immaginarsi cosa accade alla fauna marina nel bel mezzo di uno tsunami. Ebbene. nonostante l’acqua sia l’habitat naturale di milioni di specie animali, anche loro subiscono dei danni a causa della potenza delle onde. La triste notizia legata a questa realtà è che la colpa è nuovamente attribuibile all’uomo.
Animali marini, che fine fanno durante uno tsunami? Ecco perché anche loro hanno bisogno di aiuto
Contrariamente a quel che è facile pensare, non è la spinta dell’acqua a danneggiare gli animali, bensì gli effetti a lungo termine dello tsunami, causati dall’intervento dell’uomo precedentemente all’evento, il quale ha modificato le coste ed eroso la barriera corallina che doveva fungere da protezione.

Proprio in questi giorni è tornata l’attenzione sugli effetti degli tsunami, a causa del nuovo allarme lanciato per tutta l’area del Pacifico, dalle isole Hawaii al Giappone, coinvolgendo anche le isole Curili. L’allerta è nata in seguito al terremoto di magnitudo 8.8 avvenuto a largo della Kamchatka, nell’estremo oriente della Russia, lo scorso 30 luglio, mentre in Italia erano le ore 1.24 del mattino.
Simili fenomeni catastrofici rappresentano un pericolo non solo per la specie umana, ma anche per quella acquatica da quando gli habitat marini sono stati “manomessi” dall’uomo e hanno perso la loro conformazione originale in grado di contrastare la forza del maremoto.
Nuova allerta tsunami nel Pacifico, pericolo non solo per l’uomo ma anche per gli animali
Per comprendere cosa accade agli animali marini durante uno tsunami, è necessario analizzare il singolo contesto: se abitano i fondali, sono specie più “fortunate”, perché nelle acque più profonde le onde sono pressoché impercettibili.

Anche in mare aperto l’impatto è ridotto per gli esseri viventi. Le specie pelagiche, ossia quelle che vivono più in superficie, potrebbero addirittura non notare affatto che è in corso uno tsunami. Per essere più precisi, tuttavia, è il caso di affidarsi a degli studi effettuati per fornire stime quanto più possibile vicine alla realtà.
In relazione allo tsunami del 2004, ad esempio, emerse che il 60% delle barriere coralline situate tra i 10 e i 20 mt. di profondità nelle aree della Thailandia sono state danneggiate. Anche le arie coperte di mangrovie in Sri Lanka hanno registrato danni agli animali di questi ecosistemi. Tuttavia, va sottolineato che proprio queste barriere avrebbero una funzione protettiva se solo fossero integre.
L’impatto devastante degli tsunami sulla fauna marina per colpa dell’uomo
Non manca un impatto diretto anche sugli animali che vengono trascinati dalle onde e sbattuti sulle coste. Parliamo di grandi e piccoli cetacei, come balene e delfini, così come leoni marini e esemplari che vivono sulle spiagge e sulle rocce. Persino cani, gatti, mucche e altri animali domestici o d’allevamento possono diventare vittime degli tsunami, colpiti direttamente o indirettamente perché abbandonati al loro destino dai proprietari che scappano in salvo.